Riepiloghiamo lo svolgimento del giudizio:
- 4 gennaio 1993 - ricorso della IEI davanti al Tribunale di Monza contro il Comune per il riconoscimento di indennizzo e danni che si conclude con la sentenza n.1770/96 che rigetta le domande proposte dall'attore. Sentenza confermata dall'ultimo giudizio.
- 28 gennaio1997 - ricorso di IEI alla Corte d'Appello di Milano che conclude con la sentenza n. 2257/99 condannando il Comune al risarcimento dei danni da liquidarsi in separato giudizio (oltre che delle spese processuali).
- La Corte Suprema di Cassazione, con sentenza n. 13778/02, cassa la decisione della seconda sezione della Corte di Appello demandando il giudizio ad altra sezione della Corte d'Appello di Milano.
- 29 ottobre 2004 - deposito della sentenza 2776/04 sopra riportata.
Cosa significa tutto ciò?
Significa che la spada di Damocle di danni miliardari che pendeva sulla testa del Comune, e cioè di tutti noi monzesi, non c'è più. Significa che con questo giudizio, che può in pratica considerarsi definitivo, nessun indennizzo o risarcimento o danno è dovuto ad IEI per la mancata realizzazione della prevista lottizzazione alla Cascinazza (1.600.000 metri cubi secondo il progetto originario, ridotti a 380.000 secondo il piano regolatore Piccinato) fino alla data del giudizio di primo grado, ma in pratica, considerate le argomentazioni della sentenza, fino ad oggi.
Il Comune ha tutto il diritto, ma anche il dovere, di decidere la destinazione dell'area secondo i prevalenti interessi della collettività e nessun danno dovrà essere riconosciuto al privato per legittime azioni di questo genere.
Fino a questo momento nelle planimetrie della Variante generale al P.R.G., che ha iniziato il suo iter ed è stata pubblicata on line sul sito del Comune, l'area della Cascinazza è rimasta bianca, senza cioè una destinazione d'uso: è ora di colorarla di verde.
Questo non significa che sia tutto e comunque risolto in quanto il privato può certamente appellare le decisioni urbanistiche dell'amministrazione davanti i tribunali amministrativi TAR e Consiglio di Stato ma, ripetiamo, nessun pericolo di danni. Di questo parleremo più avanti.
Lo stravolgimento del Piano regolatore del '97 con la prevista espansione urbana all'interno del Parco di Cintura per le aree Cascinazza, e per il centro commerciale del Rondò dei Pini (parole del programma elettorale di Michele Faglia) veniva giustificato dal duo Colombo Tomé con la terrificante ipotesi di essere condannati a pagare centinaia di miliardi di indennizzo alla IEI di Paolo Berlusconi (addirittura 500, secondo alcune voci quasi terroristiche).
E a deflettere da questa dichiarata convinzione non servì neppure il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) del 2001 che dichiarava le aree nella zona Sud di Monza (la Cascinazza, appunto) ad altissimo rischio di esondazione, ove sono possibili la perdita di vite umane oltre che danni gravi agli edifici e alle strutture, con conseguente divieto assoluto di costruzione. Anzi, alla faccia degli interessi della Città, l'amministrazione comunale di allora ricorse assieme al privato contro questa decisione! (cfr. La Cascinazza e il Lambro).
Ma arrivò san Michele che, roteando la spada sfavillante, dichiarò:
Per l'area Cascinazza si sostenga il ricorso in Cassazione contro la sentenza d'Appello con forza e convinzione in quanto vi sono solidi argomenti per affermare il prevalente interesse pubblico e la sostenibilità, da parte del Comune, di un'eventuale indennità di importo notevolmente inferiore rispetto a quanto richiesto dalla proprietà (cfr. programma-urbanistica)
Il ricorso in Cassazione è stato vinto, il nuovo giudizio di appello è stato vinto ed ha ripristinato la sentenza del Tribunale, nessun danno deve essere pagato da Monza.
Ma allora come mai non sono stati affissi manifesti per celebrare questa grande vittoria, rendendone partecipi tutti i cittadini?
Nessun manifesto, anzi segreto assoluto: fino a ieri nelle sale del potere si affermava che della sentenza non si sapeva nulla. Non era vero, la sentenza è stata depositata il 29 ottobre e l'avvenuto deposito immediatamente notificato all'avvocato del Comune(*). E si può pensare che questi non abbia detto nulla quanto meno al sindaco?
Franco Isman
(*) l’avvocato Romano questa mattina nella conferenza stampa dell'amministrazione comunale, convocata a seguito di questo articolo e della precedente conferenza stampa di Insieme per Monza, ha dichiarato di non aver mai ricevuto comunicazione dell’avvenuto deposito della sentenza e di questa dichiarazione volentieri gli do atto, anche se l’art.133 del codice di procedura civile sancisce che il cancelliere “…entro cinque giorni, mediante biglietto contenente il dispositivo, ne dà notizia alle parti che si sono costituite”.
il dibattito sul forum Monza-Piazza d'Uomo
23 novembre 2004